‘Il crowdfunding è efficace quando un’organizzazione è immersa nell’economia collaborativa’

 

12 maggio 2015: siamo in un mondo “OPEN”.

Per acquistare beni, servizi,  informazioni e competenze c’è una nuova moneta, la condivisione.
Molti gli esempi di come la moneta della condivisione migliori la qualità della vita (intesa come BIL – benessere interno lordo / versus PIL – prodotto interno lordo).
Da #acqualta per veicolare informazioni sul livello dell’acqua a Venezia, a LO CLOC per mettere in comune l’utilizzo  degli attrezzi che servono solo di tanto in tanto (come si dice: la necessità è fare un buco nel muro, non possedere un trapano), a ifoodshare o scambiacibo, per condividere cibo e ridurre gli sprechi alimentari.

La moneta della condivisione vale sia nella vita reale (offline) sia online, con dinamiche davvero vicine al mondo del no profit. La strada quindi è semplicemente da percorrere!

In genere i macro obiettivi per le no profit prevedono l’essere sostenibili, rispondere a un bisogno, fidelizzare i donatori. Tutti goal che, almeno in parte, sicuramente perseguite fin d’ora con mezzi di comunicazione e di raccolta fondi tradizionali.
Ora la domanda da porsi è:E se andaste on line? Quante persone potrebbero conoscere la vostra associazione, in quanti potrebbero diventare volontari della vostra ONG?”

Come dicevamo, il modello che si applica al no profit è il medesimo su cui poggia le basi l’economia collaborativa, ovvero il modello del legame e della logica del dono. Infatti la caratteristica principale del dono è che presuppone un rapporto, un legame.

Inoltre il valore del dono dipende da un mercato di riferimento che ha come pilastri portanti il bisogno e la sua soddisfazione, non la moneta: le cose valgono per quel che vale il legame e lo alimentano.
Nasce inoltre una sorta di spinta nel “passare il favore”, lo scambio quindi può avvenire da A verso B e viceversa o da A verso B e da B verso C, in un’ottica di reciprocità.

Applicata ai donatori di una no profit o ad una piattaforma di economia collaborativa o di crowdfunding, la teoria del dono funziona sulle medesime basi di:

  • reciprocità
  • scambio nel mercato
  • collaborazione
  • condivisione

Quante persone, ovvero potenziali donatori o volontari, si potrebbero raggiungere e quanti potrebbero sposare la vostra causa nel passaggio dal mondo fisico a quello del web?
Prendendo come riferimento la ricerca di e-coop del 2014, il 55% degli italiani è pronto a condividere.
Vale la pena provare? Noi pensiamo di si!

Per passare a comunicare e raccogliere fondi on line, ciò che una no profit (e non solo) dovrebbe sempre tenere d’occhio è che:

  • è necessario partire dai bisogni/desiderata del donatore/volontario
  • ci si sta muovendo in un’economia di legame cerco/offro
  • ciò che si desidera acquistare/avere è un’esperienza personalizzata
  • il donatore/volontario è la community
  • la libertà di scelta del donatore/volontario lo rende più favorevole alla partecipazione
  • il passaparola on line è importante (social network, storytelling, rating)

Di Piattaforme che si basano sull’economia collaborativa ce ne sono parecchie, da Green books club per il riutilizzo dei libri di testo, a Timerepublik banca del tempo virtuale a Southwork Circle per la ricerca di volontari dediti all’assistenza anziani, a Bircle per scoprire gli itinerari accessibili in carrozzella a Milano.

Tutte hanno questi 3 ingredienti in comune: tecnologia, community, contenuto.

La tecnologia è quella che molti definiscono il “fattore abilitante”, la piattaforma on line dove inserire chi siete, quali attività state svolgendo, perché ci si può fidare di voi e come entrare in relazione con voi e la vostra buona causa.

La community sono i vostri potenziali donatori/volontari, che interagiscono con la vostra organizzazione, ne parlano bene e tra di loro fanno rete, fanno gruppo per aiutarvi a soddisfare i bisogni della causa che condividete.

Il contenuto è ciò che fate, il progetto al quale vi state dedicando e per il quale state raccogliendo fondi.
Il contenuto/progetto ha bisogno di caratteristiche precise per essere un buon racconto di storytelling,  coinvolgente e raggiungere il goal stabilito.

Il contenuto è il progetto sul quale chiedete a una community di investire e donare.
Prima di scrivere il contenuto del vostro progetto di raccolta fondi, meglio aver ben definito:

  • come si svolgerà il progetto
  • quali sono le risorse necessarie per la realizzazione
  • l’entità del budget già a disposizione
  • la scadenza per la donazioni
  • i sistemi di pagamento accettati
  • canali e stili di comunicazione

In particolare per’ultimo punto consigliamo lo storytelling, che crea maggior coinvolgimento e partecipazione della community.

Tra piattaforme di crowdfunding e no profit ci sono ulteriori affinità, proprio correlate ai valori e alla struttura.
Ad esempio per le imprese sociali la risorsa principale sono i soci, per le piattaforme di crowdfunding, come abbiamo detto, sono i membri della community o ancora nel no profit il valore del mutualismo è molto forte e dall’altra parte, la base per far funzionare i legami tra membri sulle piattaforme di crowdfunding è la fiducia.

Esistono diverse piattaforme di crowdfunding dedicate al no profit, come La rete del dono per la raccolta fondi generica, School raising per finanziare progetti scolastici, Buona causa, dedicata ai progetti sociali.

Come no profit, siete già nel flusso dell’economia collaborativa, quindi in grado di avviarvi verso una raccolta fondi on line utilizzando piattaforme di crowdfunding.

Il passo in più che potete fare, è mettervi in rete e creare raccolte in partnership con le piattaforme stesse, come hanno fatto Emergency e Gnammo per “#100 cene per Emergency”.

 

Siete pronti per provare?

 

Per saperne si più, ecco le slide utilizzate al corso di economia collaborativa presso il Centro Volontariato Servizi Asti Alessandria.

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