Economia collaborativaIl ruolo dell’economia collaborativa, le comunità, il territorio e le smart cities. Tanti i temi discussi alla fiera delle Smartcity di Bologna alla presenza di amministratori, docenti, imprenditori, e politici (c’era anche il Ministro Nencini). Un dato su tutti: il rapporto tra economia collaborativa e Pubblica Amministrazione è un rapporto fluido, in divenire, da costruire caso per caso e da cui solo in un secondo momento sarà possibile enucleare principi e regole generali. L’economia collaborativa si costruisce step by spep, insomma, con un approccio rigorosamente bottom up, sulla base delle esigenze specifiche di un determinato territorio.

Ciò non toglie che qualche riflessione ci possa giovare. E qualche strumento venirci in aiuto in un’area in cui le zone grigie, anche legali, sono molte. Il lavoro fatto nel workshop “Collaborative Territories Toolkit: progettare lo sviluppo di Economia Collaborativa nei territori” ci ha permesso, partendo da un bisogno specifico, che fosse il recupero del patrimonio inutilizzato o il rapporto intergenerazionale, di individuare, attraverso le pratiche e i moduli dell’economia collaborativa più diffusi, alcune risposte che una Amministrazione potrebbe mettere in campo.

Si tratta di un primo step, il lavoro verrà ampliato e sistematizzato da Ouishare e Forum PA nelle prossime settimane per presentarlo poi in un evento pubblico il prossimo gennaio a Roma (gratuito per le Pubbliche Amministrazioni). E che si arricchirà nel frattempo di quelle esperienze che Amministrazioni, cittadini, organizzazioni profit e no profit stanno svolgendo, più o meno consapevolmente, sul territorio. Partendo sempre e comunque da un assunto imprescindibile: la forza dirompente (disruptive letteralmente in inglese) dell’economia collaborativa si nutre del valore della relazione tra persone. Sono le persone che sono smart non solo, e non tanto, le cities. E se, come ci insegno alla Stanford University il valore oggi si crea dagli scambi collaborativi, ecco che preparare le comunità, stimolarne la propensione alla collaborazione, scegliere il modello che più si confà alle istanze e alle richieste di un territorio, diventa la condicio sine qua non di qualunque collaborative policy.

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